Il mio nome è Daniela, ho 33 anni, sono mamma di tre splendide creature Giorgia, Gabriele e Gaia. Sono una facilitatrice emozionale a livello familiare, ossia mi occupo di riportare serenità nelle relazioni tra genitori e figli.
Con il Cuore sento di dirvi che la mia vita ha iniziato ad avere un senso profondo da quando è nata Giorgia, la mia primogenita. Prima della sua nascita lasciavo scorrere i giorni, uno dietro l’altro impiegata ad un lavoro monotono e ripetitivo, esattamente come erano i giorni della mia vita: monotoni e ripetitivi. Non si può dire avessi una brutta vita, semplicemente non sapevo assaporarla.
Con questo non voglio dire che senza figli la vita sia noiosa, dico che PER ME, i miei figli sono stati il mezzo attraverso il quale sono arrivata ad avere una consapevolezza maggiore di me e della vita in generale. Ho imparato ad ascoltare quella parte profonda di me, quella parte più istintiva, quella parte guidata dal Cuore. Mi sono sentita parte di un sistema mamma-figlio, in cui sentivo di avere un ruolo di forte responsabilità, dal quale dipendeva la mia felicità e quella dei miei figli. Sentivo l’amore che mi gonfiava il petto e sapevo di doverlo convogliare, per farlo arrivare dritto al Cuore dei miei figli. Ricordo che la sensazione più “strana” appena tornata a casa dall’ospedale con Giorgia, a tre giorni dalla sua nascita, fu che da quel momento un esserino dipendesse da me, dalle mie azioni, dal mio senso materno, dalle mie cure e dalle mie parole. Mi ero laureata in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione anni prima, nella teoria sono sempre stata molto brava, ora si trattava di mostrarmi altrettanto brava nella pratica. Il mio obiettivo fin dai risultati positivi del test di gravidanza, fu, come quello di qualsiasi mamma, di poter crescere dei bambini sereni e di non ferirli emotivamente per mancanza di “tatto”; fare in modo che i miei schemi da adulto non si ripercuotessero sul loro sereno sviluppo. Ho capito che era basilare ritrovare “contatto” con la mia parte bambina, di rimettermi nei panni di Daniela bambina. Che cosa mi aveva ferito? Quando non mi sono sentita capita? Cosa invece mi aveva reso felice? Quali episodi positivi nella mia infanzia sono rimasti indelebili nella mia memoria e perché? Cosa avevano fatto i miei genitori per farmi sentire amata?
Osservavo che già solo la mia presenza rendeva i bambini felici, ma volevo che il mio fosse un vero “esserci”: con il cuore e con la mente. Con amore, con rispetto, e consapevole di ciò che trasmettevo anche a livello subconscio. Sentivo il bisogno di lavorare su di me, di eliminare quei condizionamenti che non mi permettevano di esprimere all’esterno, la persona che sentivo di essere dentro. E così iniziò il mio percorso di rinascita e poi di crescita.
Vivendo in una società centrata sull’adulto, egoista, razionale e lontana dal dare valore alle emozioni, in cui spesso i bambini sono considerati solo “di contorno”, e da qualcuno persino fastidiosi, rumorosi e collocati in strutture il cui scopo è “farli stare buoni”, mi resi conto che era necessario cambiare prospettiva. Ho compreso che i bambini sono individui che meritano rispetto tanto quanto gli adulti (se non ancora di più in quanto esseri in formazione!), e ho fatto mia una visione centrata sul bambino, basata sull’amore, sulla tenerezza, sulla comprensione delle sue esigenze più profonde, sull’imparare a comunicare emotivamente e a parole con i nostri figli. Non si tratta di annientarsi come adulti. Niente affatto. Si tratta di crescere, di imparare da loro. Di riscoprire parti di noi sepolte nel nostro essere adulti, di lavorare sulle nostre emozioni. Riscoprire la gioie e l’amore, quello vero. Non ho mai imparato tante cose su di me, così come ne ho imparate da quando sono mamma. Vedo dinamiche comportamentali, reazioni emotive, richieste di attenzione, bisogno di amore che io stessa esprimevo con i miei genitori. I miei figli sono il mio specchio. Osservando loro e osservando i miei comportamenti nel mio quotidiano con loro ho modo di crescere e di migliorarmi giorno per giorno. Ecco un altro punto fondamentale: ho capito di dover accettare i miei errori e prenderli come punto di partenza per migliorarmi.
Ho imparato a dare retta al mio istinto. Piano piano ho capito come sintonizzarmi con i miei figli. E non vi è un modo univoco per tutti. Ogni figlio è diverso, ogni figlio rispecchia qualcosa di diverso di noi, e i modi per entrare in contatto con ogni figlio sono diversi dall’uno all’altro. Ho imparato a conoscerli e a conoscermi e a sintonizzarmi con il cuore di ognuno di loro, che risponde in maniera differente uno dall’altro.
Ho imparato ad ascoltarmi. Ad ascoltare le mie emozioni, i miei pensieri, i miei dubbi e le mie certezze.
Con mio marito Federico ho scritto il libro “Genitori al Contrario”, (a questo link puoi scaricare un estratto gratuito) in cui sono racchiusi gli strumenti che abbiamo incontrato nel nostro percorso di crescita come individui e come genitori, con la forte spinta che potessero servire a genitori in evoluzione come noi.
Per conoscermi meglio ti consiglio di vedere questo video https://www.youtube.com/watch?v=M-Yr-uEHyHg, in cui esprimo l’essenza della mia visione, e che cosa significa essere Genitori al contrario, che non è andare contro qualcosa, ma verso una nuova direzione…mano nella mano con i nostri figli.
Daniela
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