3° CREDENZA LIMITANTE: NON SONO IN GRADO DI GESTIRE LE EMOZIONI DI MIO FIGLIO
Ieri mattina ero intenta a guardare sul cellulare uno spezzone di video dell’esibizione del saggio della sera prima di mia figlia Giorgia. Gabriele era accanto a me, si era da poco svegliato e aveva fretta di riempire il pancino con la colazione e mi richiedeva attenzione. Gli chiedo di aspettare un minuto, tempo di finire di vedere la fine del balletto. A quel punto, rigiro gli occhi verso il cellulare e sbam! Gabriele con una manata lo fa volare in aria per poi cadere per terra! La mia reazione è stata tutt’altro che zen…e non ho pensato minimamente che il suo comportamento potesse avere una spiegazione logica.
Nei minuti successivi ho pensato che poteva trattarsi di gelosia nei confronti della sorella. In effetti il giorno prima, quello del saggio, ero stata con lei tutto il giorno a teatro per le prove, e poi tutti i complimenti che ha ricevuto da mamma, papà e nonni potrebbero aver dato fastidio al fratellino.
Ma COSA POTEVO FARE CHE NON HO FATTO?
Invece di reagire, cosa avrei potuto fare? Certamente cercare di capire le motivazioni del gesto. Perché si è comportato così? Qual era la reale motivazione nascosta dietro il comportamento così strano e improvviso di Gabriele?
Avrei dovuto essere più ricettiva del suo stato emotivo, captare i suoi segnali.
La sera del saggio, verso la fine dello spettacolo Gabri ad un certo punto era scoppiato a piangere, perché voleva Giorgia che in quel momento era dietro le quinte in attesa degli inchini finali. Non si è dato pace fino a che non l’ho accompagnato a vedere sua sorella. Avrei dovuto ricordarmi di questo episodio prima di sgridarlo. In pratica rivedere il video e risentire le musiche , lo riportavano alla sofferenza del giorno prima, quando ha sentito Giorgia lontana da lui che Impegnata con le sue compagne di danza, non aveva tempo di stare con lui.
A quel punto il danno era fatto, non mi restava che fare un passo indietro i tirare fuori il migliore allenatore emotivo che c’è in me e portare Gabri a capire e sciogliere l’emozione.
Nel libro di John Gottman “Intelligenza emotiva per un figlio”, viene sottolineata proprio l’importanza del ruolo del genitore come “allenatore emotivo”, che empaticamente riconosce le emozioni del bambino, lo guida verso il riconoscimento, e coglie l’opportunità da ogni episodio approfittando dell’occasione per “crescere insieme”.
Tranquillamente ho preso da parte Gabriele e gli ho chiesto come mai non voleva che mamma guardasse il video. Mi ha risposto dicendo: “Giorgia è mia sorella, se la vedo ancora con M., io le divido!”
Ecco…ora era chiaro: si trattava di gelosia, era turbato dal fatto di vedere Giorgia così complice con una bimba. Ha avuto paura di perdere l’affetto di Giorgia, di essere sostituito.
Una volta quindi scoperto il problema, cosa avrei dovuto fare:
- Accogliere e riconoscere le sue emozioni invece di sminuirle;
- Facilitarlo a trovare da sé le soluzioni, prendendosi tutto il tempo e la calma necessari, dimostrando di aver capito le sue paure e sensazioni, invece di essere frettolosa e sbrigativa
- Farlo sentire compreso e non giudicato
Quest’ultimo punto è davvero vitale, per aiutare i nostri figli a sciogliere le emozioni e non restarci intrappolati troppo a lungo.
Come possiamo fare per portarli a SENSIBILIZZARE E INCANALARE le loro emozioni?
Innanzitutto aiutandoli a trovare le parole giuste per definirle.
Se possibile (a seconda dell’età di nostro figlio) possiamo andare più in profondità chiedendo in che parte del corpo sentono l’emozione (cuore, stomaco, ecc). Possiamo anche portarli a visualizzarla, chiedendo loro di chiudere gli occhi e immaginando il suo colore, la forma e se la toccasse che consistenza avrebbe.
Tutto questo li aiuta a razionalizzare, a sciogliere la tensione, uscendo più in fretta e senza strascichi dallo stato d’animo negativo.
Li rassicura anche molto sentirsi raccontare episodi della nostra infanzia nei quali abbiamo dovuto affrontare la stessa situazione e il modo in cui ne siamo venuti fuori.