È pomeriggio. Gaia, la piccolina, dorme da una ventina di minuti. Giorgia e Gabri sono in cameretta a giocare. Ho finito di sistemare la cucina. Prendo dalla libreria il mio ultimo acquisto che non vedo l’ora di leggere. Mi siedo sul divano e finalmente apro il libro. Non faccio neppure in tempo a leggere la prima riga che sento un urlo provenire dalla cameretta: “Gabri vai via! Qui ci sono le MIE bambole!”. Ci risiamo, Gabri ha “osato” entrare nella zona off-limits per tutti. In un angolino tra il suo letto e il muro, Giorgia ha allestito una zona con le sue bambole: Winx, Barbie, Elsa e Anna. Non permette a nessuno (tranne rare eccezioni) di entrare in questa zona. Si può guardare, a debita distanza, ma non oltrepassare la soglia! Come mamma, rispetto questo suo desiderio di avere una angolo tutto per sé in una stanza che condividono in tre. Mi metto nei suoi panni e ricordo quanto anche per me fosse importante avere dei giochi solo miei. Altri li condivide tranquillamente, soprattutto con la sorellina Gaia, ma quell’angolino rappresenta il suo rifugio, dove si immerge con la sua fantasia a creare storie e interazioni tra tutti i suoi personaggi. E’ il suo posto magico, dove rimane sola con sé stessa e scopre le sue emozioni.
D’altra parte capisco anche Gabri, che, più piccolo, richiede le attenzioni della sorella maggiore per giocare. E quale modo migliore se non fare irruzione nella sua zona di gioco?
Mollo il libro e vado in camera.
Giorgia gli chiede di andare via, e lui di contro, si siede in mezzo alle bambole. Parte il primo spintone da parte di Giorgia, Gabri reagisce…e a questo punto mi tocca intervenire per dividerli!
Dopo averli divisi, mi inginocchio e chiedo a entrambi di calmarsi, mentre ancora tra le lacrime Giorgia farfuglia: “è lui, è lui che è venuto vicino al mio letto!”. E Gabri: “è lei che mi ha spinta per prima!”.
Probabilmente anche tu ti sarai ritrovata/o in situazioni simili alla mia e sai come mi sentivo e cosa provavo.
Faccio avvicinare Giorgia ad una spalla e Gabri all’altra. La mia testa in centro e le loro testine una da una parte e l’altra dall’altra. Dico loro di tranquillizzarsi mentre li accarezzo.
Come se non bastasse, Gaia nel trambusto si è svegliata, e mi chiama. Lascio i bimbi per un attimo e vado a prendere Gaia, la consolo, perché non si è svegliata nel migliore dei modi!
Torniamo insieme dai fratellini.
E ora? Ho una bambina in braccio e gli altri 2 ancora da consolare. Che faccio? Devo inventarmi qualcosa!
Mi viene un’idea. So dai miei studi che il movimento, soprattutto quello rotatorio, aiuta l’integrazione emisferica che porterebbe ad uscire da questo stato di non centratura che in questo momento hanno tutti e 3 i miei figli. Propongo di fare quindi un girotondo. E di aggiungere a questo delle azioni e delle parole che ristabiliscano la serenità nel rapporto tra fratelli.
Ecco il testo della nostra canzoncina, con i nomi dei miei bimbi. Ti consiglio di partire dal bambino da cui è iniziato il litigio, o quello che è in quel momento più arrabbiato.
Girotondo girotondo della pace,
se sei Gabri (nome del bambino da cui è partito il litigio), se sei Gabri dai un bacino (il bimbo da un bacino a tutti i componenti del girotondo).
Girotondo girotondo della pace,
se sei Giorgia, se sei Giorgia, fai un saltino.
Girotondo girotondo della pace,
se sei Gaia, se sei Gaia fai un inchino.
Girotondo girotondo della pace,
se sei Mamma, se sei Mamma fai il panino (e ci sia abbraccia tutti stretti stretti).
Poi si può continuare, magari ricominciando la canzoncina e invertendo i nomi in modo che tutti compiano azioni diverse.
I bambini si erano decisamente tranquillizzati e il “girotondo della pace” è piaciuto loro talmente tanto, che abbiamo giocato per diversi minuti. Successivamente hanno richiesto di giocarci in occasioni in cui, già da soli, si erano resi conto che era necessario ristabilire equilibrio tra di loro.
Beh, non resta che provare alla prima occasione 🙂
Daniela
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