“Quando al mattino ti svegli, rendo grazie per la luce dell’aurora, per la vita che ti ha dato e per la forza che senti in corpo. Rendi grazie anche per il cibo che ti dà e per le gioie della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore”
TECUMSEH (1768 – 1813) CAPO DEI PELLEROSSA SHAWENEE
In questa epoca storica in cui veniamo portati a pensare che tutto vada a rotoli: crisi economica, guerre, attentati e in cui basta mettere il naso fuori casa per entrare in una spirale di negatività, pessimismo, lamentela ed odio, è di estrema utilità focalizzare l’attenzione su quanto di bello accade nella nostra giornata appena trascorsa. Perché ormai si sa, provare gratitudine, fa bene.
Michael McCullough, professore di Psicologia presso l’Università di Miami, dirige il Laboratorio di Evoluzione e Comportamento Umano, nel 2003 comparve sulla rivista Journal of Personality and Social Psychology, un suo studio in cui dimostrò che sforzarsi di tenere conto dei tanti motivi e delle tante persone a cui dobbiamo essere riconoscenti aiuta a sentirsi meglio.
Jeffrey Froh, professore associato alla Hofstra University, studia invece come coltivare la gratitudine e l’essere riconoscenti nei bambini. Si ritiene infatti che “l’essere grati” sia per il 50% dovuto a predisposizione genetica, ma il restante 50% si può apprendere e coltivare. Nei suoi studi (che potete visionare al seguente indirizzo http://greatergood.berkeley.edu/author/jeffrey_froh) propone delle strategie scientificamente fondate per incoraggiare la gratitudine nei bambini, cioè l’apprezzamento per quando qualcuno ha fatto qualcosa di gentile o utile per loro o il riconoscimento delle buone cose e le persone che hanno nella loro vita. Uno degli esercizi utile tanto ai grandi quanto ai bambini è quello di trascrivere su un diario a fine giornata tutti gli episodi accaduti identificabili come “gratitudine”. Naturalmente, specifica il Professore, il genitore, per poter insegnare la gratitudine al proprio figlio, deve essere lui per primo d’esempio, esprimendo nella quotidianità atteggiamenti di gratitudine verso il prossimo attraverso parole (dette a voce o scritte su un biglietto), piccoli doni o dimostrazioni di riconoscenza.
Quando ancora avevo Gaia nel pancione, quindi circa 2 anni fa, Federico ispirato dalla lettura del libro The Magic di Rhonda Byrne, propose di utilizzare una bella pietra che avevamo raccolto in estate sul letto di un fiume e trasformarla in una pietra della gratitudine.
Tanto per iniziare, quindi, cerca un sasso. Fallo oggi stesso. Cercane uno piccolo in modo che possa stare bene in pugno a te e ai tuoi figli. Qualsiasi età abbiano. Bada che sia liscio, senza margini taglienti, non troppo pesante, e che vi stia bene in mano. Può darsi che il sasso sia lì che ti aspetta in giardino; se no cercalo in riva ad un fiume, o lungo un torrente, o in un parco. Oppure fai mente locale se, per caso, il sasso tu non l’abbia già in casa. Quando finalmente avrai trovato la vostra Pietra della Gratitudine, appoggiala sul comodino in una posizione visibile dal letto.
Stasera, prima di addormentarti prendi il sasso, appoggialo sul palmo della mano e chiudi le dita. Invita a far lo stesso al tuo compagno o alla tua compagna e ai tuoi figli.
Può darsi che all’inizio lo vedano come una pratica un po’ strana, e sarà facile che qualcuno di loro si rifiuti di farlo. Non demordere. Il cambiamento non può che partire da te. Quando ti vedranno farlo con costanza saranno portati a seguirti. Per Gabriele infatti, che nel momento in cui abbiamo iniziato questo “gioco”, aveva appena 3 anni, non è stato semplice, si esprimeva già bene a parole, ma le prime volte capitava non volesse partecipare. è sempre stato un bambino molto sensibile e probabilmente ripensare ai momenti più belli della giornata lo portava a uno stato emotivo troppo forte per lui. Ricordiamoci sempre che i bambini vivono al 100% le loro emozioni, che arrivano al loro cuore in maniera diretta, senza filtri. In questi casi naturalmente non lo forzavamo, ma era chiaro che tra sé e sé pensava a cosa essere grato, ma per timidezza o vergogna non aveva piacere di esternarlo a parole.
Giocare al “gioco della gratitudine” è semplice. Ripensa attentamente a quanto di buono ti è accaduto durante la giornata, e individua il fatto migliore di cui essere grato. Pronuncia poi la parola magica Grazie quindi passalo alla persona che hai di fianco.
Ascoltare per cosa sono grati i bambini è un privilegio, che consente di conoscere ancor meglio i propri figli, e capire cosa li rende felici. Risponderanno a volte tirando fuori gesti o parole che magari abbiamo fatto noi genitori e di cui magari non ci siamo neppure accorti, ed è fantastico! Ad esempio Giorgia qualche giorno fa ringraziò così: “Grazie perché la mamma mi ha abbracciato e dato un bacio prima che iniziassi la lezione di danza”. E’ un gesto che faccio sempre, ma probabilmente quel giorno ne aveva particolarmente bisogno e ha apprezzato la mia presenza e il mio affetto.
Altre volte verranno fuori cose più materiali, un esempio di Gabriele di questi giorni: “Grazie perché oggi papà mi ha regalato il Transformers”.
Spesso il “grazie” avviene per le persone care che gli hanno fatto compagnia durante la giornata. Di frequente Gabri e Giorgia ringraziano così: “Grazie perché oggi sono venuti a casa nostra i nonni e hanno giocato con noi e ci siamo divertiti tanto!”.
Sforzarti ad individuare l’evento migliore della giornata ti obbligherà a ripercorrere tutti gli episodi positivi accaduti, e nel farlo sarai indotto a fare mente locale sui molti bei momenti di cui devi essere grato. Vedrai che ti addormenterai e ti sveglierai il mattino dopo colmo di gratitudine, quella sensazione profonda che ti sia stato fatto dono di qualcosa che da solo non avresti saputo creare.
Grazie, grazie, grazie
Daniela
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