2° CREDENZA LIMITANTE: MIO FIGLIO NON MI CAPISCE!
La scuola di danza di Giorgia è in fibrillazione perché mancano pochissimi giorni all’attesissimo saggio di fine anno. Il gruppo di Giorgia è composto da bambine dai 4 ai 7 anni che in allegria si preparano allo spettacolo con una serie di prove prima del debutto sul palcoscenico.
A metà di una sessione di prove, una bambina tra le più piccole torna nello spogliatoio dalla mamma, chiedendole un laccio per i capelli, che iniziavano a infastidirla. La mamma risponde in maniera secca “non ho nessun laccio e non posso inventarmelo in questo momento…torna con le altre bambine a provare”. La bambina cerca il contatto fisico e la mamma la allontana indirizzandola verso la porta, ma senza mai alzarsi dalla panca sulla quale è seduta.
Immaginate il seguito della vicenda?
La bambina si impunta volendo legarsi i capelli, e piangendo inizia ad urlare “non torno più a fare le prove, voglio andare a casa”.
Un classico. Ma la mamma poteva agire diversamente? Sicuramente sì, se fosse stata a conoscenza di come funziona il cervello e di quali parti sono particolarmente attive nei bambini.
Come funziona il cervello dei bambini?
Come già sapete il cervello è suddiviso in emisfero destro ed emisfero sinistro che funzionano in modo molto diverso l’uno dall’altro. Ecco le principali caratteristiche dei 2 emisferi:
Emisfero sinistro (logico-razionale)
- Logico
- Letterale
- Linguistico
- Lineare
- Attento ai dettagli
Emisfero destro (intuitivo-emozionale)
- Olistico
- Comunicazione non verbale
- Immagini
- Emozioni
- Ricordi
Per vivere al meglio la nostra vita, gli emisferi devono essere in comunicazione tra di loro. Pensate a una dominanza dell’emisfero sinistro. Che vita sarebbe se ogni situazione fosse solo vissuta con raziocinio e senza emozione? Un esempio banale, ma chiaro: il compleanno di nostro figlio, in cui viene posta l’attenzione all’organizzazione della festa, ma si tralascia l’emotività del vedere nostro figlio con un anno in più. O all’opposto se predominasse l’emisfero destro staremmo con fazzolettino in mano pronte ad asciugare le nostre lacrimucce, mentre nostro figlio spegne le candeline, sommerse e sopraffatte dalle emozioni…si ma poi chi ci pensa ai piattini per la torta e al resto?
La vita per essere vissuta al meglio ha bisogno di entrambe le cose, emotività che non sfoci in una super-emotività ma neppure nell’essere asettici e anestetizzati di fronte agli eventi, e razionalità al punto giusto.
Nei bambini è dominante l’emisfero destro, soprattutto nei primi 3 anni di vita. Vivono nel presente e qualsiasi cosa suscita in loro emozioni. Inoltre non hanno ancora completamente acquisito la capacità di esprimere a parole le loro emozioni, di razionalizzarle.
Sapete quando ci accorgiamo che inizia a fare la sua parte l’emisfero sinistro? Nella fase dei “Perché?”. Ci porgono domane in continuazione sul perché delle cose per decifrarne i rapporti di causa-effetto, e per capirne la logica.
Il nostro compito di genitori, è innanzitutto quello di metterci in contatto con il nostro emisfero con cui andiamo meno d’accordo e fare in modo che lavori in maniera integrata con l’altro. Solo così non saremo in balia di “reazioni”, ma di azioni fatte consapevolmente, e saremo genitori più sereni e più integrati con i nostri figli.
Ho notato che connettersi all’emisfero destro dei propri figli è la cosa più difficile per molte mamme e per molti papà, proprio perché l’adulto è decisamente più orientato verso la parte più razionale. E tende a comportarsi con i bimbi, anche piuttosto piccoli, come se fossero dei loro pari a livello di maturazione celebrale. Ma se prendiamo consapevolezza che l’emisfero sinistro è quasi del tutto inattivo nei primi anni, viene molto più scontato comunicare con i nostri figli emisfero destro con emisfero destro, quindi a livello di emozioni, utilizzando una comunicazione più profonda, completamente irrazionale, ma viscerale, che potremmo definire una comunicazione “cuore a cuore”.
Come io e Federico diciamo sempre, i nostri figli ci aiutano a crescere e a diventare delle persone migliori e questa fase di accompagnamento verso la maturazione completa del cervello dei nostri bimbi (che avviene verso i 25 anni…!!!), ci permettono di fare un lavoro su di noi riscoprendo i nostri emisferi, capendo quale dei 2 è predominante, sforzandoci di osservarci nelle nostre reazioni, e di equilibrarci il più possibile, per vivere al meglio una vita equilibrata, ricca di significato e di relazioni.
Tornando a noi, cosa poteva fare la mamma con la bimba che voleva legarsi i capelli?
Il laccio per i capelli davvero non lo aveva e non poteva legare i capelli di sua figlia, ma innanzitutto avrebbe potuto stabilire una connessione di tipo empatico, attivando il suo stesso emisfero destro emotivo e sensibile, entrando in sintonia con la bimba. In che modo? Accogliendo l’emozione della figlia in modo da farla sentire compresa, ad esempio dicendole: “Tesoro, certo che con questo caldo servirebbe proprio legarsi i capelli, ti capisco, ma come possiamo fare che non lo abbiamo ora?”
Dobbiamo renderci conto che una volta accolti con amore, i nostri figli sono in grado di capire le nostre argomentazioni fin da piccolini. Diverso è invece, se reagiamo e innalziamo un muro nella comunicazione. In questo caso il loro lato emotivo prende il sopravvento, in un certo verso deludiamo le loro aspettative, per cui la loro è una reazione di sconforto ma comprendono benissimo ciò che vogliamo dire loro.
La conversazione può proseguire proponendo un’alternativa o facendo ragionare la piccola sulla situazione, incanalando le sue emozioni e fornendole una possibile soluzione: “Sai cosa potremmo fare? Quando siamo a casa prendiamo tutti gli elastici per i capelli che abbiamo a casa, li mettiamo già nello zainetto di danza così la prossima volta li abbiamo. Allora, ci ricordiamo di farlo quando siamo a casa? Senti, ora che ne pensi di ritornare con le tue amiche a ballare? Guarda, anche Luisa non ha legato i capelli, chissà che caldo avrà anche lei! Però sembra si stia divertendo un mondo a provare il balletto! Torni dentro?”
Non sono importanti solo le parole. Le parole amorevoli della mamma dovevano essere accompagnate dal contatto fisico e dal contatto visivo. Un bell’abbraccio, una stretta amorevole ad altezza bimba per poi guardarla negli occhi con un’espressione mimica serena.
Vi posso assicurare che al 99% la mamma avrebbe ottenuto il risultato sperato.
Vi racconto cosa mi è successo ieri sera. Questo episodio mi ha fatto comprendere quanto i bambini, se ben guidati, comprendono le motivazioni dei genitori.
Ci troviamo ad una festa di paese, con i castelli gonfiabili ad uso gratuito. Vi lascio immaginare la moltitudine di bambini che si riversano sui giochi. Giorgia e Gabri, a gran velocità si tolgono le scarpe e salgono sul gonfiabile più grande lanciandosi giù dallo scivolo. Come tutte le mamme osservo la situazione affinché i bimbi siano in sicurezza e in questa occasione proprio non lo sono. Nessun addetto a vigilare, troppi bambini, alcuni anche troppo grandicelli, e castelli gonfiabili sgonfi non ancorati al terreno. Appena Giorgia e Gabri finiscono la discesa, li chiamo e li faccio scendere dal gonfiabile. Li prendo da parte e dico loro che la situazione mi appare pericolosa. Inizialmente piagnucolano dicendo: “Voglio tornare a giocare!!!”, ma continuo a spiegare e mostrare loro tutte le cose che ho notato essere pericolose. Sottolineo di comprendere la loro voglia di giocare, e il loro divertimento, e propongo di cercare un altro gioco più sicuro per continuare a divertirci. Con dolcezza mostro loro la situazione. Smettono di lamentarsi, e con mio stupore Giorgia mi dice: “E perché ci hai fatto salire prima, mamma?”.
I bambini ci ascoltano e capiscono molto di più di quello che potremmo pensare. Semplicemente dobbiamo fare in modo che i 2 emisferi del loro cervello in evoluzione siano “connessi” tra di loro, che ci sia integrazione emisferica. L’emotività non deve prendere il sopravvento sulla logica. Giorgia e Gabri desideravano tantissimo giocare sui gonfiabili, il loro desiderio, e il non capire inizialmente perché gli stavo portando via dai gonfiabili stava per prendere il sopravvento, ma poi li ho guidati verso la razionalizzazione della situazione. Non mi stancherò mai di dirlo, in questi casi dobbiamo sempre piegarci alla loro altezza e guardarli negli occhi. È fondamentale. Non ci poniamo come autorità, ma come persona al loro fianco che li accoglie, li comprende e agisce nel migliore dei modi per il loro meglio.
Come avrebbero reagito se avessi tirato corto e avessi detto: “Giù dai gonfiabili, basta giocare!” e al loro perché avessi riposto (come spesso sento dire): “Perché sono vostra madre e decido io!”? Apriti cielo! Avremmo rovinato una serata iniziata con le migliori intenzioni! Musi lunghi nella migliore delle ipotesi, ma molto più probabile urla, lacrime e capricci!
Per concludere, come possiamo trasformare la credenza limitante scritta come titolo di questo articolo? Abbiamo visto che non è vero che i bambini non ci ascoltano e non ci capiscono, siamo noi che sbagliamo nel modo di comunicare con loro, per cui l’obiettivo verso cui ognuno di noi deve tendere è:
TROVO IL MODO MIGLIORE DI COMUNICARE CON MIO FIGLIO